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Minimalismo, sostenibilità e consapevolezza

Negli ultimi anni il mio approccio alla vita è diventato sempre più minimalista. Cerco di limitare l’acquisto di prodotti non necessari (quasi sempre) e di essere felice con quello che già possiedo.


Perché ho scelto di farlo?


1. Per proteggere l’ambiente: ridurre i nostri consumi è il primo passo per salvaguardare il mondo nel quale viviamo. Non basta riciclare, è necessario ridurre gli acquisti. Anche riciclare implica l’utilizzo di molta energia e non sempre è possibile.


2. Per avere più tempo per me stessa: diminuire i propri consumi vuol dire ridurre le proprie spese. Come libera professionista ho la fortuna di poter scegliere quanto lavorare. Meno spendo in prodotti inutili, meno ho bisogno di lavorare per pagarmi oggetti che mi regalano solo un breve momento di felicità. Consumando meno posso avere più tempo per me stessa, per le persone che amo e per fare ciò che mi piace.


3. Per accrescere la mia consapevolezza: quando smettiamo di concentrarci su quello che c’è fuori di noi, abbiamo più energie da impegnare per guardarci dentro. Guardarsi dentro vuol dire poter riflettere su sé stessi, sulla propria vita e impegnarsi a crescere come persone. La consapevolezza è stato il più grande dono che l’introspezione mi ha dato.


In tema di minimalismo e di riduzione dei propri consumi, si parla spesso di diminuire gli acquisti di vestiario. A questo proposito, puoi trovare un’interessante ispirazione in questo articolo pubblicato sul mio blog quasi un anno fa e in questo più recente.


Una delle strategie è quella di provare a vivere con pochi capi e accessori selezionati, massimo 33 (intimo, abbigliamento sportivo e pigiama esclusi), per 3 mesi (una stagione). Si tratta del cosiddetto #project33 o dei #capsulewardrobe (puoi cercare questi hashtag su instagram).


In questi mesi estivi, mi sono resa conto che, senza nemmeno pianificare una strategia del genere, ho vissuto con meno di 33 capi e accessori:


- 2 gonne lunghe

- 2 paia di pantaloni lunghi

- 2 paia di scarpe

- 5 magliette a maniche corte

- 3 canottiere

- 2 paia di pantaloncini

- 2 bracciali

- 2 paia di orecchini

- 1 zaino

- 2 borse

- 1 maglioncino a maniche lunghe (per quando ti sparano l’aria condizionata a mille!)


Totale: 24 capi e accessori.


Quando poi sono partita per le vacanze, il numero si è ridotto drasticamente per poter viaggiare leggera con il solo bagaglio a mano. Come ogni anno, sono “sopravvissuta” alla grande.


Quando ho realizzato che stavo vivendo con così poco, ho capito che tutto ciò che ho nell’armadio resta inutilizzato probabilmente per pigrizia, ma anche per gusto personale: utilizzo sempre gli stessi capi e sono sicura di non essere la sola.


È stata una scoperta piacevole perché mi ha fatto riflettere su quanto mi basti poco per sentirmi a mio agio e soddisfatta.


L’impulso di comprare capi nuovi c’è sempre: mi piace tutto ciò che è bello e caratterialmente sono di quelle persone che hanno bisogno di cambiare spesso. Ma oggi, posso fare tesoro di una nuova consapevolezza che è arrivata con gli anni, lavorando su me stessa. Ho imparato a dare l’importanza giusta alle cose, ho scelto le mie priorità, sono diventata consapevole dell’impatto ambientale delle mie azioni e, soprattutto, ho scelto di dedicare il mio tempo alle persone e non agli oggetti.


Scelgo la felicità duratura e profonda fatta di vere emozioni, di esperienze positive, di vita. Ho deciso di scegliere me stessa: non mi interessa più la breve gratificazione che deriva dall’acquisto di un oggetto.



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